Ogni cosa alla sua stagione
Il priore di Bose ricorda le feste natalizie della sua infanzia nel Monferrato, in una società rurale e contadina “d’altri tempi”. Narra di come in quei giorni, nonostante il freddo pungente, tutti si attardassero per strada a scambiarsi auguri (regali pochi, non ce n’erano), di come stessero insieme intorno a un bicchiere di vino e a una fetta di pane. A Natale chi lavorava lontano tornava al paese e ne approfittava per dissipare malintesi e chiedere scusa senza sentirsi troppo umiliato. Racconta del ceppo natalizio, “el suc ’d Nadal”, quel groviglio di tronco e radici tagliato alla base che veniva lasciato seccare almeno un paio d’anni sotto al portico e che messo poi nel camino alla Vigilia avrebbe aspettato, ardendo, il ritorno dei padroni di casa dopo la messa di mezzanotte. Racconta delle statuette del presepe tirate fuori dalla scatola, ogni anno contemplandole come se le si vedesse per la prima volta. Del tavolo preparato nell’angolo della casa e ricoperto di muschio per ospitare il presepe in cui si ricreava la vita di un paese così come la si conosceva: con la bottega del falegname, del fabbro e dello stagnino.
Editore: Einaudi
Pagine: 132